Giovanni Pascoli: Domenica! Il dì che a mattina sorride e sospira a



Domenica! Il d� che a mattina
sorride e sospira al tramonto!...
Che ha quella teglia in cucina?
Che brontola brontola brontola...
� fuori un frastuono di giuoco,
per casa � un sentore di spigo...
Che ha quella pentola al fuoco?
Che sfrigola sfrigola sfrigola...
E gi� la massaia ritorna
da messa;
cos� come trovasi adorna,
s'appressa:
la brage qua copre, l� desta,
passando, frr, come in un volo,
spargendo un odore di festa,
di nuovo, di tela e giaggiolo.
La macchina � in punto; l'agnello
nel lungo schidione � gi� pronto;
la teglia � sul chiuso fornello,
che brontola brontola brontola...
Ed ecco la macchina parte
da s�, col suo trepido intrigo:
la pentola nera � da parte,
che sfrigola sfrigola sfrigola...

Ed ecco che scende, che sale,
che frulla,
che va con un dondolo eguale
di culla.
La legna scoppietta; ed un fioco
fragore all'orecchio risuona
di qualche invitato, che un poco
s'� fermo su l'uscio, e ragiona.
� l'ora, in cucina, che troppi
due sono, ed un solo non basta:
si cuoce, tra murmuri e scoppi,
la bionda matassa di pasta.
Qua, nella cucina, lo svolo
di piccole grida d'impero;
l�, in sala, il ronzare, ormai solo,
d'un ospite molto ciarliero.
Avanti i suoi ciocchi, senz'ira
n� pena,
la docile macchina gira
serena,
qual docile servo, una volta
ch'ha inteso, n� altro bisogna:
lavora nel mentre che ascolta,
lavora nel mentre che sogna.
Va sempre, s'affretta, ch'� l'ora,
con una vertigine molle:
con qualche suo fremito incuora
la pentola grande che bolle.
� l'ora: s'affretta, n� tace,
ch� sgrida, rimprovera, accusa,
col suo ticchett�o pertinace,
la teglia che brontola chiusa.
Campana lontana si sente
sonare.
Un'altra con onde pi� lente,
pi� chiare,
risponde. Ed il piccolo schiavo
gi� stanco, girando bel bello,
gi� mormora, in tavola! In tavola!,
e dondola il suo campanello.


Giovanni Pascoli

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