Angelo Michele Cozza: Affacciati dalla veranda e vuoti volgi gli occhi v



Affacciati dalla veranda
e vuoti volgi gli occhi
verso l'alto; a destra
un monte c'� di fronte
segui il crinale e prosegui
lungo il profilo della cima
ne emerger� un bassorilievo.
Antropomorfo immaginato
quel rilievo � come un corpo
addormentato nella morte
effige con man conserte
coperte e raccolte sul petto.
Non � forse metaforica
bara a cielo aperto di un uomo?
Disceso nelle tenebre
n� il lume della luna
n� della diurna luce
i suoi occhi spenti
potranno pi� guardare.
Alla pioggia, al sole
al vento giace per sempre
un fulmine di amor negato
ne carbonizz� la vita
all'annerirsi di un giorno.
Ad esso ancora guarda
ma sorda non parlare:
all'eco della tua voce
affanno d'amore vivrebbe
carezze e vita chiederebbe
e battere rivorrebbe un cuore.
Da quel profilo traine
uno schizzo e stampalo
sull'ultima pagina del libro
in cui racconti la tua storia
ma non editarla nella collana
dei sentimenti e dell'amore,
i posteri che in alto vorrebbero volare
non vi troverebbero insegnamenti alati.
Guarda dopo altrove, voltati
al tuo passato e al tuo avvenire
ritorna dove ti getta il nulla
tra le minutaglie giornaliere
alla clausura dei tuoi pensieri:
senza amore ogni altro sguardo
insulto risuonerebbe a quel morto
tacitato ma con cuore loquace.


Angelo Michele Cozza

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