Angelo Michele Cozza: Anime del fiume che stanche andate come nuvole cup



Anime del fiume
che stanche andate
come nuvole cupe
in un cenerino cielo
acque non pi� chiare
offese da scorie umane
che tra giunchi e vimini
al lontano mare puntate,
a voi, pure e incontaminate
un caro tempo,
le mie barche fatte
di carta di giornale affidai;
dalla riva, spiando
trepidante, ne seguii
l'incerto periglioso viaggio.
Ancor seguo il lento fluire
che vi porta e che mi porta
riassaporo perduta ebbrezza.
Ripenso a quando fanciullo
da sorgiva polla
a colme giumelle vi attinsi
placando l'arsura del giorno;
di pietra in pietra a saltellare
ritorno per ritrovar
l'inavveduto spinarello
catturato nella secca
e subito poi scaltro
dalle mani via sgusciato!
Gli empi insulti degli uomini
a morte hanno ferito
le sacre fonti che vita vi danno.
Ammortate trasparenze
a liquami e fecali insidie
hanno ceduto il passo
tramutato in singulto
� il sorriso delle argentee
e cristalline spume
delle antiche correnti,
draghe sempre pi� in basso
hanno raschiato il fondo,
cocci di bottiglie infrante
or spesso adornano feriti
sinuosi brulli fianchi!
� duro questo nostro tempo:
in fetidi pantani spesso
agonizziamo aspettando
anelanti un destino edace
che rischiari i nostri giorni.
O potessimo rinascere
e dimenticare, ritrovare
le speranze costipate
negli anni e dalla spirale
del vortice per sempre
trascinate e affondate!


Angelo Michele Cozza

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