Ugo Foscolo: Nox . . . O voluptatis comes et ministra. Pontanus



Nox . . .

O voluptatis comes et ministra.
Pontanus.

Grazie, arridetemi, riso soltanto
Per noi serpeggi su la mia cetera,
Ch� il soavissimo Piacer io canto.
Coll'estro facile carme gentile
Io v� tessendo, carme ch'� simile
A un fior ingenuo del gajo aprile.
Ma il fior ingenuo olezza e muore;
Anche il mio canto sen muoja subito,
Purch� per l'aere dispieghi odore.
Gi� posa il candido ritondo braccio
Sopra le coltri sacrate a Cipria,
Braccio che amabile tessuto ha un laccio.
C� piedi teneri, o biondi Amori,
No, non calcate quel roseo talamo,
Ma sparpagliatevi fragranti fiori.
Correte rapidi, fanciulli alati,
Correte dove in danza atteggiano
Le Grazie i morbidi pi� dilicati.
Udite Venere, la Diva udite
Che vel comanda, di qui fuggitevi,
La venerabile Diva ubbidite.
Restar sul talamo sola des�a,
Della fanciulla che sparge lagrime
Sola vuol vincere la ritros�a
O dense tenebre, s� desiate!
Giovane, taci, mi grida Cipria,
Ch'omai s'appressano l'ore beate.
Taccio: ma l'anima non pu� tacere,
Tra s� ella canta gli accenti fervidi,
Ch� invasa sentesi sol da piacere.
Qual grato fremito le taciturne
Ombre sussurra, ombre che romponsi
Dal raggio argenteo di membra eburne.
O tu degli esseri vivo fermento,
Sacro Piacere, per te in quest'anime
Spruzza il tuo nettare, del ciel contento.
L'aureo Filosofo dall'urna s'alzi,
Bench'ombra cinga le bianche tempie
Di rose, e un cantico egli t'innalzi.
Per te sol prendono, o bello Dio,
Gli augelli il canto, per te dei Zeffiri
Dolce � all'orecchio il mormorio.
Sol per te il fervido bel garzoncello
A donzelletta vezzosa ingenua
Rivolge cupido l'amante occhiello.
Ah! un d� le rosee v�r me tue piante
Volgi, o Piacere, d� Numi invidia,
Sar� beatissimo da quell'istante.


Ugo Foscolo

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