Ti porto via
dalla plancia di comando
di questo cimitero
che prende il mare.
Vecchia cellula erosa
abituata ai venti,
ne guido l'abside di vedetta.
Tu nel ponte, sottocoperta, primo
mio viaggiatore amato,
a cui devo l'onore del viaggio.
Non ti protegger� dal lungo buio
delle notti,
ma sar� lucciola perenne che brucia
con la tua,
sfarfallando negli anni.
La terra si � ricoperta di fiori,
e io guido la carica della nave
su cui ti sei imbarcato senza dirmi
neanche "ciao" (e lo avresti voluto,
anche per essere un'ultima volta mio).
Daniele Piccini
Sei stato come certe
fiorite di ginestre in autostrada
che fanno invidia al sole,
brevi a giugno
come colpi al cuore,
come fiammate di luce
che aumentano le spine,
senza cui niente � uguale,
niente va...
Voi intrecciate il vostro sangue,
stendendo
le razze l'una incrociata nell'altra,
vite su vite, volti
riconoscibili agli occhi talvolta.
Scendete lungo la camera buia
delle tempeste-et�,
brucate la pr...