Stéphane Mallarmé: Stanco dell'ozio amaro in cui la mia pigrizia Offe



Stanco dell'ozio amaro in cui la mia pigrizia
Offende quella gloria per cui fuggii l'infanzia
Dolcissima dei boschi di rose nell'azzurro
Naturale, e pi� ancora stanco del patto duro
Di scavare vegliando un rinnovato avello
Dentro l'avaro e freddo suolo del mio cervello,
Per la sterilit� spietato affossatore,
- Che mai dir�, o Sogni, che mai a quest'Aurora,
Visitato da rose, se, temendo i suoi fiori
Lividi, il cimitero unir� i cavi orrori? -
Voglio lasciare l'Arte vorace di un paese
Crudele, e, sorridendo ai vecchi volti offesi
Che mostrano gli amici, il genio ed il passato,
E il lume che la mia agonia ha vegliato,
Imitare il Cinese, anima chiara e fina,
La cui estasi pura � dipinger la cima
Sopra tazze di neve rapita dalla luna
D'un fiore strano che la sua vita profuma
Trasparente, d'un fiore che egli sent� fanciullo
Innestarsi al suo cuore prezioso, azzurro nulla.
E la morte cos�, solo sogno del saggio,
Sereno, sceglier� un giovane paesaggio
Che sulle tazze assente la mia mano pinger�.
Una linea d'azzurro fine e tenue sar�
Un lago dentro il cielo di nuda porcellana,
Per una bianca nube una luna lontana
Immerge il lieve corno nel gelo d'acque calme,
Presso tre grandi cigli di smeraldo, le canne.


St?phane Mallarm?

Pi� citazioni St?phane Mallarm?