Andrea G. Pinketts: A Milano, di notte, c'è il mare. È un mare di pe



A Milano, di notte, c'� il mare. � un mare di persone che, nascoste dall'oscurit�, nuotano da un locale all'altro per pescare o per farsi pescare, un po' esche, un po' squali disinvolti e impacciati. � un mare di guai, nelle bische volanti di Piazza Tirana, dove un dado e una pallottola rimediano sempre un buco di troppo. � un mare in burrasca alla disperata, frenetica ricerca del divertimento prima che faccia giorno. � un mare di equivoci in cui i travestiti brasiliani si spacciano per ex ballerine Oba Oba, ostentando, anzich� la voce delle sirene, baritonali listini dei prezzi. � un mare che a tratti pu� apparire deserto e ti sembra che non ci sia in giro nessuno, ma sai che � profondo come l'oceano e, come l'oceano, abitato. � un mare in cui potersi perderti se non ci fossero le luci dei locali aperti a farti da faro, se non ci fossero finestre illuminate anche in palazzi quasi completamente addormentati, come a dirti che a Milano le case dormono con un occhio solo. E poi ci sono i fari delle auto che dragano la citt� per mettere a fuoco una tentazione. I buchi dei dadi, dei proiettili, delle siringhe, delle narici da dove esce muco ed entra cocaina, i buchi del corpo umano eletti a custodi del piacere della carne. Da tutti questi buchi, di notte a Milano, fuoriesce l'acqua, da tutti questi buchi, al mattino, l'acqua rientra e nessuno ha il coraggio di ricordare che a Milano, di notte, c'� il mare.

Andrea G. Pinketts

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