Giuseppe Catalfamo: Frugale la cena, divorata famelicamente, da Lupo,



Frugale la cena, divorata famelicamente, da Lupo, vesto i miei jeans, la felpa, le scarpe da tennis che diventano per incanto artigli, uscendo nel mondo divento Tigre... le chiavi nel cruscotto, luci che non distinguo, persone che pascolano in giardini di plastica brucando cenere... sono nella sopraelevata, una lunga lingua d'asfalto sopra la citt�, chilometri sinuosi sopra luci che ora sono entit�, corro armoniosamente giocando con la vita, sono un Serpente... un luna park "ci si deve divertire" mandrie di giullari, transumanze di sorrisi, non riesco a mutare il vello d'Orso, abbandono in cerca del mio sorriso migrato... un corso d'acqua, un sasso in essa disegna pittoreschi cerchi ed io mi chiedo "un mio tuffo produrr� cerchi o punti interrogativi..." fatto, sto nuotando, armonia e serenit� via il vello, sono un Delfino... fa freddo, ho freddo, posso mutare tutto tranne il cuore, mi allontano e mosso dalla nuova personalit� Barrisco, l'istinto mi riporta nei miei luoghi, torno nella mia tana dove al buio sono un Pipistrello, mi muovo agile ed elegante, conosco quest'antro come vorrei conoscere la mia anima... dispiego le ali rannicchiandomi cercando la finta morte, voglio raggiungerla sognando un mondo meno, forse pi� animale... domani destandomi vorrei avere sempre le ali ma tutto il giorno essere Aquila.

Giuseppe Catalfamo

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