Orazio (Quinto Orazio Flacco): Per tutti gli dei che in cielo governano&#8232



Per tutti gli dei che in cielo governano
il genere umano e la terra, 
cos'� questo fermento? Perch� tutte
mi guardate con occhi truci? 
Per i tuoi figli, se a presenziare un tuo parto
Hai mai invocato Lucina, 
per questo vano ornamento di porpora, 
per Giove che questo condanna, 
dimmi, perch� mi guardi come una matrigna
o una belva ferita?
Cos� con voce tremante pianse il fanciullo,
quando impietrito fu spogliato,
un corpo immaturo che avrebbe intenerito
l'empio cuore dei traci.
Canidia allora, che fra i capelli arruffati
ha nodi guizzanti di vipere,
ordina che su fiamme della C�lchide
siano arsi cipressi funebri,
caprifichi divelti dai sepolcri,
uova di rospo viscido
sporche di sangue, penne di civetta,
erbe che vengono da Iolco
o dall'Iberia, patria di veleni, e ossa
strappate ai denti di una cagna.
S�gana intanto, discinta e con i capelli
irti come riccio di mare
o cinghiale in fuga, sparge in tutta la casa
acqua del lago Averno.
Veia, che non � distolta da alcun rimorso,
scava a colpi di zappa
la terra, gemendo per la fatica:
qui seppelliranno il fanciullo
con solo il capo che affiora, come chi nuota
fuori dell'acqua ha solo il mento,
perch� davanti ai cibi sempre nuovi e freschi
abbia a morire lentamente:
col midollo estratto e il fegato inaridito
si far� cos� un filtro d'amore,
quando le sue pupille sbarrate sul cibo
vietato si saranno spente.
Era presente anche Folia, la riminese
(cos� si crede a Napoli

fra gli sfaccendati e nelle citt� vicine),
che ama le donne come un uomo
e per magia con l'incanto della sua voce
strappa dal cielo luna e stelle.
E Canidia, livida di rabbia, rodendosi
coi denti l'artiglio del pollice,
senza ritegno disse:
'Dell'opera mia
fedeli testimoni,
Notte e Luna, regina del silenzio,
al tempo dei sacri misteri,
ora, ora assistetemi e l'ira divina
volgete sulle case ostili.
Mentre le fiere si nascondono negli orridi,
abbandonate a un dolce sonno,
fate che i cani di Suburra latrino
contro quel vecchio traditore e tutti ridano,
profumato cos� com'� di nardo,
che migliore non saprei fare.
Ma perch�, perch� non hanno effetto i veleni
spietati della barbara Medea?
Con questi, in fuga, si vendic� della figlia
del grande Creonte, la superba rivale,
quando il peplo avvelenato, datole in dono,
tra le fiamme rap� la sposa in fiore.
Nessuna radice nascosta in luoghi impervi,
nessuna erba m'� sfuggita,
e il letto, in cui dorme, tutte le mie rivali
dovrebbe per malia fargli scordare.
Per gli incantesimi d'un'altra maga, ahim�,
pi� sapiente, se ne va libero.
Ma ora, Varo, dovrai piangere a lungo:
per effetto di un filtro inusitato
correrai da me e a me torner� il tuo cuore
non pi� attratto da cantilene marsiche.
Filtro pi� forte ti preparer�, pi� forte
te lo mescer�, visto che mi odi,
e il cielo sprofonder� nel mare e su questo
si stender� la terra,
se tu per me non arderai d'amore
come la fiamma nera del bitum�.
A queste minacce il fanciullo pi� non tenta
d'intenerire quelle scellerate,
ma dopo lo smarrimento rompe il silenzio e
lancia, come Tieste, la sua maledizione:
'I filtri non possono mutare il destino
degli uomini, giusto o ingiusto che sia.
Vi maledir�; e questa maledizione
nessun sacrificio potr� espiarla.
Quando, messo a morte, sar� spirato, innanzi
vi comparir� nella notte come un demone,
larva che con gli artigli vi ghermir� il volto,
perch� questo possono i morti,
e pesando sui vostri cuori inquieti,
nel terrore vi ruber� il sonno.
Nei villaggi da ogni parte la folla
vi lapider�, streghe maledette,
e avvoltoi e lupi sull'Esquilino
dilanieranno le vostre membra insepolte:
questo dovranno vedere i miei genitori,
che, ahim�, mi sopravviverann�.


Orazio (Quinto Orazio Flacco)

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